Dieta BARF: come introdurla? Il parere del veterinario. L’alimentazione del cane può essere molto più variegata di semplici crocchette e cibo umido industriale, fornendo all’animale tutti i nutrienti di cui ha realmente bisogno. Tra gli approcci empirici e in voga negli ultimi tempi vi è di sicuro la dieta BARF, acronimo di Biologically Appropriate Raw Food.
Questa particolare dieta consiste nel somministrare al cane carne cruda e ossa polpose in prevalenza, accompagnate in minima parte da prodotti di origine vegetale. Il piano alimentare, se formulato attentamente su consulenza veterinaria, risulta non solo equilibrato quanto anche completo in ogni sua parte.
Ma come introdurre questa dieta nel quotidiano? A cosa prestare attenzione? Quali problemi potrebbero insorgere nel passaggio dal cibo industriale alla BARF? Vita da Cani lo ha chiesto alla dottoressa Chiara Stillo, veterinaria comportamentalista riconosciuta presso la FNOVI (Federazione Nazionale Ordine Veterinari Italiani), specializzata nella dieta BARF. La dottoressa Stillo collabora anche Italia Barf, azienda nel settore vendite di prodotti destinati alle diete casalinghe e BARF.
Come passare dal cibo industriale alla dieta BARF?
Il passaggio dal cibo industriale alla BARF richiede gradualità. Nelle consulenze della dottoressa Stillo, un primo step è costituito dalle preparazioni di fermenti lattici specifici in base al tipologia di cane. “Ovviamente il cucciolo ha bisogno di un prodotto, il cane anziano di un altro, il cane adulto di un altro ancora. Con gradualità si passa poi all’introduzione dei vari alimenti della dieta. Questo è un aspetto diciamo fondamentale“.
“In un tot di tempo questi fermenti vengono inseriti nel cibo commerciale insieme all’alimento fresco dei vari ingredienti. Un errore che si fa molto comunemente è quello di inserire i diversi ingredienti delle diete tutti insieme e questo poi genererà dei problemi“.
Nella scaletta del passaggio, i primi alimenti che la dottoressa consiglia sin dall’inizio sono carne senza ossa e ossa polpose. “Sempre con gradualità inserisco organi, trippa verde e quant’altro“, specifica Stillo.
Anche le proporzioni di carne, ossa polpose e organi devono essere specifiche “non soltanto a seconda dell’età dell’animale che si ha di fronte, ma talvolta anche a seconda della razza. Si è visto, per esempio, che i cani da pastore tendono ad avere una digeribilità specifica per alcuni prodotti piuttosto che altri e così via”.
Il passaggio, seguito dalla dottoressa Stillo, ha solitamente la durata di 10 giorni “con tutte le remore del caso. Già nella preparazione mi sono capitati cani che, per particolarità di un loro problema gastrointestinale specifico, non tolleravano il fermento lattico”.
Passaggio alla dieta BARF: possono esserci complicazioni?
Nella cambio di dieta del cane possono presentarsi intoppi, da considerarsi assolutamente normali nelle fasi iniziali. “Nelle prime due-tre settimane ci possono essere degli episodi di malessere gastrointestinale quali vomito, scialorrea diarrea, a volte feci molli. Se succede non bisogna allarmarsi. Il passaggio richiede ovviamente del tempo. Se i disturbi proseguono oltre le tre-quattro settimane allora è il caso di approfondire con della diagnostica specifica. Mi è capitato, per esempio, l’anno scorso, un Border collie che a distanza di un mese e mezzo dall’inizio della dieta continuava ad avere feci veramente brutte, molli, e dimagriva. Abbiamo fatto fare delle analisi del sangue specifiche per il malassorbimento e il cane è risultato positivo a questa malattia e quindi siamo passati a una dieta casalinga, per lui nello specifico”.
Ci sono casi in cui la dieta BARF è sconsigliata?
“Sì assolutamente sì. Io di solito non la consiglio nei casi di cani che hanno sistema immunitario compromesso quindi i cani che effettuano per esempio terapie chemioterapiche per tumori, pazienti oncologici o cani che hanno problemi di funzionalità epatorenale perché la digeriscono male. In questi casi è sempre bene consigliare al cliente una dieta casalinga”.
Dieta BARF e cani con allergie: si può?
Parlando di casi in cui è preferibile optare per una dieta casalinga, sorge spontaneo chiedersi se i cani con allergie rientrino o meno in questa categoria. I cani allergici possono seguire il piano BARF? “Assolutamente, si può fare. Mi è già capitato di essere contattata da clienti il cui cane mangia crocchette da tre, quattro anni. Non tollera la crocchetta al pollo, al tacchino e alla quaglia mentre digerisce benissimo il coniglio, l’agnello e il pesce. Mi veniva chiesto ‘posso fare una parte solo con queste molecole?’. In realtà la risposta è no“.
Non bisogna fare affidamento sulle preferenze del cane in termini di crocchette. “Più si va avanti e più gli studi sulla composizione delle crocchette hanno mostrato che resta ben poco della materia prima originaria, ossia della proteina iniziale all’interno della crocchetta, a causa del processo di lavorazione. Bisogna quindi valutare bene perché è possibile che proprio quei cani mangiando, faccio un esempio, del pollo, del tacchino fresco non avranno alcun tipo di problema. Importante è che la materia prima sia di buona qualità, ma ecco è fattibile”.
Se, dopo questo tentativo, il cane dovesse presentare problemi allora “si gestisce con altre proteine. Sono però casi rari, veramente molto rari. Per adesso nella mia carriera ho avuto a che fare solamente con due cani che non tolleravano cibo di natura avicola”.
Perché sceglierla rispetto alla dieta casalinga?
“Se si ha il cane adatto, che può seguire la BARF, questa dieta risulta a mio parere nettamente migliore rispetto alla casalinga perché in alcuni cani è più digeribile, essendo una dieta esclusivamente proteica e lipidica. L’apparato digerente del cane in molti casi non è fatto per digerire i glucidi e gli amidi, presenti invece nella dieta casalinga. Ricordiamo che nella casalinga c’è sempre fissa una quota di carboidrato, assente nella BARF, e molti cani possono non tollerarla. Ma, al di là di questo, la carne cruda – non subendo il processo di alterazione dovuto inevitabilmente alla cottura- va a costituire molto meglio la composizione fisica del soggetto”.
Per esempio “nella composizione delle masse muscolari. Se vogliamo, come metodica di nutrizione, la BARF rispetta anche la natura parzialmente selvatica di origine dei nostri cani. È vero che nel processo di domesticazione c’è stata tutta una variazione con la creazione delle razze e anche dell’apparato digerente. Però è altrettanto vero che nella BARF non si va praticamente a dare niente, e sottolineo niente, di trattato”.
Fondamentale la consulenza veterinaria
Introdurre la dieta BARF può sembrare difficile, ma “non si deve avere paura di domandare a un medico veterinario nutrizionista, di fare tutte le domande del caso per conoscere questa dieta a fondo”. La consulenza di un veterinario specialista in nutrizione è fondamentale “per valutare tutti gli elementi del cane”.
“Questo è un aspetto molto importante che mi preme sottolineare perché purtroppo viviamo in una società dove ormai chiunque, dal commesso del negozio di animali fino ai vari siti internet o agli educatori cinofili, si prende le responsabilità di dare degli schemi di alimentazione BARF. Questi schemi, in realtà, fanno più danni che altro. La dieta BARF è straordinaria sotto vari punti di vista, ma bisogna farla bene. Non c’è nulla da fare”.
Anche le operazioni di congelamento e scongelamento degli alimenti BARF devono essere fatte con attenzione per scongiurare possibili rischi. Niente fai da te quindi nelle quantità e nella formulazione del piano, ma affidarsi a un veterinario esperto nell’interesse del cane e della sua salute è sempre la scelta più oculata.
Ulteriori approfondimenti attorno alla dieta BARF nell’articolo La dieta BARF per il cane: un approccio naturale e controverso e nel libro La Dieta Barf.