Cani che fiutano il Parkinson: i sorprendenti dati di uno studio. Un studio condotto di recente ha restituito risultati sorprendenti in relazione alla diagnosi precoce della malattia di Parkinson, grazie al sensazionale fiuto dei cani. Lisa Holt e Samuel Johnston, membri dell’organizzazione PADs for Parkinsonโs, hanno infattiย condiviso su bioRxiv i risultati di ua ricerca che evidenzia la straordinaria precisione con cui cani addestrati hanno riconosciuto i composti volatili legati alla malattia, raggiungendo un sorprendente 90% di accuratezza. Le persone affette da Parkinson producono infatti nel loro sebo una vasta gamma di sostanze chimiche uniche che l’eccezionale fiuto dei cani parrebbe in grado di intercettare. La malattia di Parkinson, ancora oggi oggetto di diagnosi a volte non troppo precise, ha spinto la comunitร scientifica a esplorare le potenzialitร di queste sostanze chimiche per migliorare la precisione della diagnosi. Studi precedenti hanno giร evidenziato la straordinaria capacitร dei cani, con il loro olfatto eccezionalmente sviluppato, di rilevare composti organici volatili associati a varie patologie, tra cui tumori, diabete, malaria e anche il Covid-19.
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Cani che fiutano il Parkinson: lo studio
Il team di Holt e Johnston stavolta รจ andato oltre e ha coinvolto 23 cani di 16 diverse razze, tra cui Golden Retriever, cani da pastore, Pomerania e Mastini Inglesi, per valutare la loro abilitร nel riconoscere la malattia di Parkinson. Attraverso il prelievo di campioni di sebo da 43 pazienti con Parkinson e 31 individui sani, i cani sono stati sottoposti a un intenso programma di addestramento durato otto mesi. Durante questa fase, i cani hanno appreso a segnalare la presenza della malattia attraverso comportamenti specifici come sedersi, abbaiare o alzare una zampa, associando ogni campione proveniente da pazienti con Parkinson a una ricompensa, come cibo o giocattoli. Dopo l’addestramento, i cani sono stati esposti a campioni di sebo mai incontrati prima.
Il risultato ha sorpreso gli stessi ricercatori: i cani hanno identificato con una precisione media dell’86% i campioni provenienti da pazienti con la malattia di Parkinson e, inoltre, hanno ignorato nell’89% dei casi i campioni provenienti dai volontari sani. Lisa Holt ha evidenziato che questo studio apre la strada a ulteriori indagini sulla capacitร dei cani di individuare il Parkinson in una fase molto precoce, prima che si manifesti l’intera gamma di sintomi.
In sintesi, questo studio non solo conferma l’esistenza di composti organici volatili nel sebo dei pazienti con Parkinson ma dimostra anche che l’addestramento dei cani puรฒ avere successo coinvolgendo una vasta gamma di razze. Nicola Rooney, ricercatore dell’Universitร di Bristol, ha sottolineato la robustezza dell’approccio con coinvolgimento di diverse razze, differenziandosi da molti studi limitati a poche tipologie di cani che fiutano il Parkinson.
In conclusione, l’utilizzo del fiuto canino per la diagnosi della malattia di Parkinson potrebbe rappresentare una svolta significativa, in grado di offrire un metodo rapido, economico e non invasivo per individuare precocemente la patologia, permettendo ai pazienti di accedere tempestivamente ai trattamenti necessari.