Violenza contro i veterinari della sanità pubblica: un’emergenza ignorata

Violenza contro i veterinari della sanità pubblica: un’emergenza ignorata

Secondo i dati forniti dal Sindacato Italiano Veterinari Medicina Pubblica (SIVeMP), negli ultimi dieci anni sono stati registrati 108 episodi di violenza
Secondo i dati forniti dal Sindacato Italiano Veterinari Medicina Pubblica (SIVeMP), negli ultimi dieci anni sono stati registrati 108 episodi di violenza
violenza contro i veterinari della pubblica sanità
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Violenza contro i veterinari della sanità pubblica: un’emergenza ignorata. I veterinari della sanità pubblica svolgono un ruolo fondamentale nella tutela della salute degli animali e della sicurezza alimentare. Ogni giorno operano su allevamenti, macelli e casi di maltrattamento animale, garantendo il rispetto delle normative e la qualità delle produzioni agroalimentari. Eppure, questo lavoro essenziale li espone a minacce, aggressioni e atti intimidatori, spesso lontano dai riflettori.

Violenza contro i veterinari della sanità pubblica: un’emergenza ignorata

Secondo i dati forniti dal Sindacato Italiano Veterinari Medicina Pubblica (SIVeMP), negli ultimi dieci anni sono stati registrati 108 episodi di violenza ai danni di veterinari pubblici. Le segnalazioni includono aggressioni fisiche, danneggiamenti, incendi dolosi, stalking, minacce di morte e perfino tentativi di omicidio. La situazione è particolarmente grave in contesti rurali e in settori con forti interessi economici, dove l’attività di controllo dei veterinari può portare a sanzioni e sequestri.

Un caso emblematico riguarda un veterinario aggredito fuori da un macello: due uomini lo hanno prima accecato con spray al peperoncino, poi lo hanno pestato, lasciandolo a terra con fratture al volto e trenta giorni di prognosi. “Dopo quell’episodio, ho deciso di iscrivermi a un corso di arti marziali”, ha raccontato il professionista.

Un lavoro isolato e senza protezioni

A differenza di altri operatori sanitari, i veterinari non lavorano in ambienti protetti. Si trovano spesso da soli in allevamenti o strutture isolate, senza possibilità di ricevere aiuto immediato. “Negli ospedali c’è la sicurezza, ci sono colleghi e presidi di polizia. Noi, invece, siamo in luoghi isolati e affrontiamo da soli situazioni pericolose”, ha dichiarato una veterinaria che, dopo aver salvato due cani da maltrattamenti, è stata perseguitata, minacciata e insultata.

L’assenza di tutele adeguate colpisce in particolare le donne veterinario, spesso più esposte ad aggressioni verbali e fisiche. La stessa professionista racconta di aver ricevuto minacce direttamente sul cellulare, dopo che i suoi dati erano stati resi noti nell’ambito di una denuncia. La situazione è degenerata fino alla necessità di videosorveglianza e protezione da parte delle forze dell’ordine.

La richiesta di nuove tutele

La Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari Italiani (FNOVI) ha più volte denunciato il problema, sottolineando l’urgente necessità di maggiori tutele legali e misure di sicurezza. Non si tratta solo di proteggere i professionisti, ma anche di garantire il corretto funzionamento della sanità pubblica veterinaria.

Il controllo su allevamenti, macelli e aziende alimentari ha un impatto diretto sulla sicurezza alimentare e sulla salute pubblica, poiché molte malattie infettive si trasmettono dagli animali all’uomo. Tuttavia, i veterinari si trovano soli a gestire situazioni critiche, spesso senza il supporto delle istituzioni.

FNOVI e SIVeMP chiedono al governo di intervenire con normative più severe contro chi minaccia e aggredisce i veterinari. Tra le proposte, l’inasprimento delle pene e l’implementazione di misure di sicurezza nei luoghi di lavoro più esposti. La protezione dei veterinari è una questione di salute pubblica e sicurezza per tutti.

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