Ring Search Party: l’intelligenza artificiale in aiuto dei cani smarriti. La tecnologia, sempre più integrata nella vita domestica, ora si orienta al benessere dei nostri animali. Ring, la popolare azienda di videocamere e videocitofoni smart di proprietà di Amazon, ha annunciato il lancio di Search Party, una nuova funzione pensata per facilitare e accelerare il ritrovamento dei cani smarriti. L’iniziativa sfrutta la potenza dell’intelligenza artificiale e la vasta rete di dispositivi Ring installati nelle case americane, trasformando le comunità in un vero e proprio “sistema di ricerca collettiva”. La funzione è in fase di implementazione iniziale negli Stati Uniti.
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Ring Search Party: come funziona il sistema di ricerca con l’IA
Il meccanismo è progettato per essere rapido ed efficace. Un proprietario che abbia perso il proprio cane può caricare una foto dell’animale direttamente sull’app Neighbors by Ring di Amazon, Neighbors. A questo punto, il software di IA di Ring entra in azione. Analizza automaticamente i filmati registrati dalle telecamere Ring nella zona circostante, cercando attivamente corrispondenze visive con la foto dell’animale scomparso. Se il sistema rileva un potenziale avvistamento, il proprietario della videocamera riceve un avviso. Potrà poi decidere, in piena autonomia, se condividere il video dell’animale o semplicemente notificare l’avvistamento al proprietario in cerca. L’obiettivo espresso dal fondatore Jamie Siminoff è chiaro: rendere la ricerca più diretta possibile, eliminando le lunghe attese e l’inefficienza tipica dei soli appelli veicolati tramite social network. L’intento è aiutare le comunità a ritrovare i loro compagni a quattro zampe in modo sicuro e veloce.
Privacy e consenso: le ombre della novità
Nonostante l’indubbia utilità, l’introduzione di Search Party non è priva di critiche. Il principale nodo del dibattito tocca le questioni di privacy e consenso degli utenti. Sembra che Ring abbia scelto di attivare la funzione su tutti i dispositivi compatibili in modo automatico, senza richiedere una preventiva autorizzazione esplicita agli utenti. Questa decisione parrebbe sollevare delle perplessità. La giornalista di settore Jennifer Pattison Tuohy (di The Verge, sito web statunitense di giornalismo tecnologico e multimediale) ha puntato l’attenzione non sulla privacy in senso stretto, ma sulla mancanza di consenso informato per una funzione che modifica le modalità di raccolta e analisi dei dati video.
A complicare il quadro è l’arrivo, quasi contemporaneo, di un’altra tecnologia Ring, chiamata Familiar Faces, che abilita il riconoscimento di volti umani (amici e parenti) per le notifiche. Alcuni analisti hanno espresso il timore che l’unione di queste due potenti tecnologie possa un giorno condurre a scenari di sorveglianza più invasivi, permettendo l’identificazione non solo degli animali, ma anche delle persone.
Ring Search Party: la posizione dell’azienda
L’azienda, tuttavia, respinge con forza tali preoccupazioni. I vertici di Ring hanno chiarito che la funzione Search Party è progettata in modo esclusivo per il riconoscimento degli animali. Non elabora, né è in grado di elaborare, dati biometrici umani. Una garanzia fondamentale fornita dall’azienda è l’impegno a non condividere in alcun modo i filmati legati alla ricerca degli animali con le forze dell’ordine, né a destinarli ad altri utilizzi non dichiarati. Per ora, la novità si pone come un avanzamento significativo nella sicurezza domestica che estende la sua protezione oltre l’uomo, abbracciando anche i suoi migliori amici.