Cani tra gli escrementi: condannato a 3.000 euro per maltrattamento. Un caso di maltrattamento che ha scosso l’opinione pubblica si è concluso con una condanna per l’ex proprietario di due cani, un Pit Bull e una Husky, rinchiusi in condizioni disumane. La sentenza emessa dal tribunale di Arezzo rappresenta un segnale forte nella lotta contro il maltrattamento degli animali e nella tutela dei loro diritti.
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Cani tra gli escrementi: lo stato di degrado in cui vivevano
I fatti risalgono a marzo 2024, quando la Polizia Municipale di Arezzo, insieme a un veterinario della Asl, ha fatto irruzione in una casa a Palazzo del Pero, in provincia di Arezzo, dopo aver ricevuto numerose segnalazioni. All’interno, gli agenti hanno trovato due cani, un Pit Bull maschio e una femmina di Husky, confinati in gabbie sporche e anguste. I cani erano privati di cibo e cura, costretti a vivere in mezzo ai loro stessi escrementi.
Il Pit Bull era in condizioni particolarmente critiche, con lesioni oculari gravi, dovute a una congiuntivite cronica non trattata, mentre entrambi gli animali erano gravemente denutriti e incapaci di muoversi. L’intervento immediato delle autorità ha salvato i cani, ma le cicatrici emotive e fisiche lasciate dalla cattiveria umana non potranno certo sanarsi facilmente.
Cani tra gli escrementi: condannato a 3.000 euro per maltrattamento
A intervenire nel caso è stato l’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), che, con il suo team legale, ha portato avanti la denuncia contro il proprietario. Il processo ha avuto il suo epilogo il 9 luglio 2025, con la condanna dell’imputato a due mesi di reclusione (pena sospesa) e una multa di 3.000 euro. L’uomo, di origini rumene, dovrà anche risarcire l’Enpa con 1.200 euro per le spese legali sostenute. Inoltre, è stato disposto il pagamento di 850 euro per coprire le spese mediche dei due animali, e la confisca definitiva dei cani.
Una vittoria per gli animali
Alessandra Capogreco, presidente dell’Enpa di Arezzo, ha commentato la sentenza definendola “una bella sentenza”. Questo caso rappresenta un passo importante nella giurisprudenza italiana, in quanto riconosce formalmente gli animali come esseri senzienti. L’ex proprietario non solo ha maltrattato i cani, ma li ha anche trattenuti in condizioni incompatibili con la loro natura, aspetto fondamentale per la condanna.
Il Pit Bull, ancora in canile, sta aspettando una famiglia che lo accolga, mentre la Husky ha trovato una nuova casa con una giovane coppia, che ora se ne prende cura con amore. Un lieto fine che dimostra come, nonostante le sofferenze iniziali, gli animali possano ricostruire la loro vita in un ambiente sicuro e amorevole.
Un segnale per il futuro
Questo caso segna una svolta significativa nelle leggi italiane contro il maltrattamento animale, rappresentando un precedente giuridico che rafforza l’azione delle Guardie Zoofile e permette di identificare più chiaramente le responsabilità penali in situazioni simili. L’Enpa ha già dichiarato che potrebbe avviare anche una causa civile per ottenere il pieno risarcimento del danno subito.
Il caso di questi due cani, seppur segnato da una sofferenza iniziale, dimostra come la giustizia possa finalmente agire per difendere chi non ha voce. In questo contesto, la solidarietà e l’impegno delle organizzazioni per la protezione degli animali restano un pilastro fondamentale nella lotta contro il maltrattamento.