Il Bloodhound, detto anche cane di Sant’Umberto o cane da sangue, è un cane pesante e piuttosto massiccio, ha un’andatura lenta e imponente. Ha gli arti ben muscolosi e forti e un fiuto eccezionale. È un perfetto segugio da pista per le sue qualità olfattive, che sono molto sviluppate rispetto ad altre razze. È una razza perfetta per la caccia su terreni accidentati, poiché è molto resistente. Non ha problemi di clima, e si adatta ben a qualunque luogo.
Negli Stati Uniti è da tempo utilizzato nelle unità cinofile per ritrovare evasi e fuggitivi. Il suo olfatto è in grado di memorizzare l’odore delle persone e di riconoscere una traccia a distanza di diversi giorni. Il Bloodhound infatti lavora sulla molecola dell’odore, per questo è chiamato molecolare. E’ è differente da tutti gli altri cani usati nella ricerca dei dispersi, definiti invece “da ricerca in superficie”, ma strettamente complementare. Il bloodhound in montagna viene utilizzato soprattutto per trovare le tracce di dispersi il cui percorso è sconosciuto. E’ sufficiente fargli annusare un oggetto della persona da trovare e il suo olfatto memorizza quella molecola e riesce a riconoscerla in ambiente aperto anche se la persona ha lasciato la traccia diversi giorni prima. A causa della sua mole, però, non può arrivare ovunque: suo compito è individuare la pista, che poi altri cani seguiranno dove lui si arresta, magari perchè il terreno si fa troppo impervio.
In Europa è entrato da poco a far parte delle forze dell’ordine: la polizia svizzera l’ha già adottato ed è ora la volta del CNSAS italiano (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) che ha avviato questo progetto con la Protezione Civile.
In Italia sono attivi 4 cani: uno in Trentino, uno nelle Marche e due in Piemonte. A breve il numero raddoppierà. Da qualche giorno infatti si è concluso il 21 esimo Corso per Unità Cinofile del Cnsas a Col D’Echelle in Val di Susa. Il corso di formazione ha visto la partecipazione di 12 unità cinofile di ricerca molecolare oltre a 13 istruttori nazionali e 63 aspiranti delle unità cinofile di ricerca in superficie.
Le esercitazioni hanno avuto dei protagonisti d’eccezione: Guido Bertolaso, capo della Protezione Civile, che ha lavorato coi cani molecolari facendo il ruolo del disperso, Pier Giorgio Baldracco, presidente del soccorso alpino, e Agostino Miozzo, direttore generale dell’ufficio volontariato.