Aviaria nei gatti: un’emergenza sanitaria? La diffusione del virus H5N1, comunemente noto come influenza aviaria, rappresenta una minaccia crescente non solo per gli uccelli ma anche per i mammiferi. Un recente studio condotto in Francia ha evidenziato un dato preoccupante: almeno l’1% dei gatti domestici nel Paese ha contratto il virus. Sebbene la letalità sembri inferiore rispetto a quanto osservato negli Stati Uniti, gli esperti avvertono che la situazione potrebbe aggravarsi.
Aviaria nei gatti: una pandemia silenziosa in espansione
Il virus H5N1, conosciuto per la sua capacità di colpire gli uccelli, ha sviluppato una variante capace di infettare mammiferi, tra cui i gatti. In Francia, su una popolazione stimata di 14,9 milioni di gatti domestici, si calcola che circa 149 mila animali siano stati esposti al virus. Tuttavia, come spiegano gli esperti francesi, il dato della diffusione del virus dell’aviaria nei gatti potrebbe essere ampiamente sottostimato. I test effettuati tra dicembre 2023 e gennaio 2025 su oltre 700 gatti con accesso all’esterno hanno rivelato che almeno l’1% di essi era sieropositivo al virus.
In Italia, dove la popolazione felina domestica conta circa 10,2 milioni di esemplari, l’esposizione al virus potrebbe essere ancora più alta. Nel nostro Paese abbiamo infatti registrato sin qui 101 focolai tra allevamenti e uccelli selvatici, contro i 12 della Francia. Questo dato suggerisce che il rischio di contagio per i gatti italiani potrebbe essere significativamente maggiore.
Aviaria nei gatti: sintomi e raccomandazioni per i proprietari
L’infezione da H5N1 nei gatti si manifesta principalmente con sintomi respiratori e neurologici. Tra i segnali da non sottovalutare vi sono secrezioni oculari, difficoltà respiratorie, problemi di equilibrio e convulsioni. Gli esperti raccomandano ai proprietari di prestare attenzione a eventuali segni di malessere nei propri animali, soprattutto se questi hanno accesso all’esterno. In caso di sintomi sospetti, è fondamentale consultare tempestivamente un veterinario. Per ridurre il rischio di contagio dell’aviaria nei gatti, si consiglia di limitare il contatto dei gatti con animali selvatici e monitorare attentamente il loro stato di salute. La prevenzione rimane l’arma più efficace contro la diffusione del virus.
Il problema del monitoraggio
Uno degli aspetti più critici emersi dallo studio è l’assenza di un monitoraggio sistematico dei gatti come potenziali vettori del virus. A differenza degli uccelli, i felini non rientrano tra le specie sorvegliate attivamente. I due casi italiani registrati nel Bolognese sono stati identificati solo perché uno dei gatti infetti è morto improvvisamente, e ciò ha portato ad approfondimenti specifici post-mortem. La mancanza di test rapidi per individuare l’aviaria nei gatti, e la scarsa sorveglianza, contribuiscono a una probabile sottostima del numero reale di casi. Questo solleva interrogativi non solo sulla salute degli animali domestici ma anche sulle possibili implicazioni per la salute pubblica. La capacità del virus di infettare specie diverse e la sua diffusione attraverso uccelli migratori rendono la situazione imprevedibile e complessa.
L’emergenza legata al virus H5N1 nei gatti rappresenta un campanello d’allarme sia per i proprietari di animali domestici che per le autorità sanitarie. La comunità scientifica sottolinea la necessità di intensificare la ricerca e il monitoraggio per comprendere meglio le dinamiche di trasmissione del virus tra specie diverse. Nel frattempo, è fondamentale sensibilizzare i cittadini sui rischi legati all’aviaria e fornire indicazioni chiare su come proteggere i propri animali. La prevenzione resta la chiave per contenere una potenziale crisi sanitaria che potrebbe avere ripercussioni ben oltre il regno animale.