Terapie monoclonali nel cane: cosa sono? A cosa servono? Intervista al veterinario Corrado Carotti. Negli ultimi anni, le terapie monoclonali hanno rivoluzionato il campo della medicina veterinaria, offrendo nuove speranze per il trattamento di diverse patologie nei cani e in altri animali. Ma cosa sono le terapie monoclonali? Come funzionano? Su quali princรฌpi si fondano? In quali patologie vengono utilizzate? Come stanno migliorando la vita dei nostri pet? Quali sono le prospettive future? Vita da Cani lo ha chiesto al dottor Corrado Carotti, direttore sanitario della Clinica Veterinaria Carotti, Giardinieri, Francella di Jesi (AN), struttura del Gruppo Animalia.
Terapie monoclonali nel cane: cosa sono? A cosa servono? Ecco l’intervista esclusiva al dottor Corrado Carotti, direttore sanitario della Clinica Veterinaria Carotti, Giardinieri, Francella di Jesi (AN).
Dott. Carotti, cosa sono gli anticorpi monoclonali?
“Gli anticorpi monoclonali sono il futuro della medicina. Da piรน di 40 anni hanno rivoluzionato lโapproccio alle malattie croniche e oncologiche in medicina umana, e da meno di 10 sono entrati anche nellโarmamentario terapeutico veterinario.”
Su quale principio si fondano?
“Le terapie monoclonali sfruttano i benefรฌci del sistema immunitario innato e infatti sono immunoglobuline. Generalmente vengono scelte le IgG, per garantire una maggiore durata dโazione. Hanno infatti un’emivita di 18-23gg.ย Vengono prodotte con elevati criteri di biotecnologia su colture cellulari meticolosamente scelte per garantirne la standardizzazione della replicazione e della produzione. Sono altamente affini e specifici verso un unico target che รจ riconosciuto come il responsabile e principale attore nella genesi della malattie (riconosciuto come antigene) e si legano a esso tramite un epitopo. Gli anticorpi monoclonali sono progettati per essere specie-specifici e limitare quindi la reattivitร immunitaria dellโospite che li riceve.
Gli anticorpi monoclonali (mAb), una volta somministrati, sono riconosciuti come anticorpi endogeni e quindi immunologicamente inerti e sicuri. Vengono eliminati mediante il normale percorso di degradazione delle proteine: vengono catabolizzati e reciclati nelle cellule endoteliali, e questo permette loro di avere una lunga emivita con un minimo impatto organico a livello di fegato e reni, o altra interazione. Per la loro elevata specificitร verso il target, diventano la terapia neutralizzando i mediatori chiave a cui si legano”.
Quali sono, in Veterinaria, i loro impieghi?
“Ad oggi in Veterinaria abbiamo anticorpi monoclonali come il Cytopoint(โข), utilizzato in Dermatologia nel cane, e mAb che trovano il loro impiego per il controllo del dolore nellโosteoartrosi del cane e del gatto. Per il cane, sul mercato รจ disponbile il Librela(โข). Entrambi i prodotti sonoย commercializzati in Italia da Zoetis Italia“.
Parliamo del Cytopoint(โข)
“Il principio attivo del Cytopoint(โข)รจ il lokivetmab, un anticorpo monoclonale caninizzato attivo specificatamente contro lโinterleuchina 31 canina, cruciale nella genesi del prurito e lesioni cutanee in caso di dermatiti allergiche.ย Lo si utilizza nel trattamento del prurito associato alla dermatite allergica nei cani nel e trattamento delle manifestazioni cliniche della dermatite atopica nei cani. Viene somministrato per via sottocutanea a cani di almeno 3 kg di peso, una volta al mese. Non ci sono dati in in cani riproduttori, in gravidanza o allattamento.”
Produce effetti avversi?
“Come per tutti i farmaci, possono verificarsi eventi inattesi, ma essendo una terapia biologica le reazioni avverse sono rare. Nelle specifico si riconoscono rari casi (da 1 a 10 animali su 10.000 animali trattati) di reazioni di ipersensibilitร come anafilassi, edema facciale, orticaria, Sempre rari sono i sintomi neurologici come atassia, convulsioni, crisi epilettiche. Classificate come molto rare invece (meno di 1 animale su 10.000 trattati, incluse le segnalazioni isolate) sono reazioni quali dolore e/o gonfiore al sito di inoculo e segni clinici di malattie immuno-mediate come per esempio l’anemia emolitica immuno-mediata e la trombocitopenia immuno-mediata. In tutti questi casi deve essere somministrato immediatamente un adeguato trattamento”.
E il Librela(โข)ย in che condizioni รจ indicato?
“Il principio attivo del Librela(โข)ย รจ il bedinvetmab. Lo somministriamo per alleviare il dolore associato all’osteoartrite nel cane.ย Il bedinvetmab รจ un anticorpo monoclonale( mAb) canino contro il fattore di crescita nervoso (NGF) mediatore cruciale nella genesi del dolore articolare. Lโinibizione della segnalazione cellulare mediata dal NGF ha dimostrato di fornire sollievo dal dolore associato allโosteoartrite. ร somministrato per via sottocutanea in cani di almeno 1 anno di etร , una volta al mese. Non in animali riproduttori, in gravidanza e allattamento”.
Puรฒ dar luogo a effetti avversi?
“Anche in questo caso, trattandosi di terapia biologica, le reazioni sospette avverse sono rare. Tra le non comuni (>da 0 a 10 animali su 1.000 animali trattati) troviamo reazioni al sito di inoculo quali gonfiore o calore. Tra le reazioni avverse classificate come rare (da 1 a 10 animali trattati su 10.000 animali trattati) troviamo la polidipsia (sensazione di sete eccessiva) e la poliuria, ossia l’aumento della produzione di urine e della frequenza nella minzione. Le reazioni avverse molto rare, con meno di 1 animale su 10.000 trattati sono reazioni da ipersensibilitร (anafilassi, gonfiore facciale prurito), anemia emolitica immuno-mediata, trombocitopenia immuno-mediata. In caso di tali reazioni deve essere somministrato un appropriato trattamento sintomatico”.
Quali risultati si ottengono con l’utilizzo del bedinvetmab nella gestione del dolore nellโosteoartrosi del cane ?
“Si ottengono ottimi risultati. Uno studio compiuto su 89 cani nell’arco di 9 mesi ha evidenziato innanzitutto l’assenza di eventi avversi, a testimoniare la sicurezza del farmaco, e poi una significativa riduzione del dolore avvertito dal cane. Nell’arco dei quasi nove mesi di studio, infatti, si รจ monitorata la gravitร del dolore, dell’interferenza del dolore stesso e della qualitร della vita in generale. I risultati sono stati molto soddisfacenti. Per rilevare questi dati si รจ ricorsi al Canine Brief Pain Inventory (CBPI), uno strumento di misurazione clinicamente convalidato per la valutazione della gravitร del dolore, dellโinterferenza del dolore e della qualitร della vita in generale. La percentuale di successo misurata tramite il CBPI ha toccato, in alcuni periodi, punte dell’82% per poi – dopo circa cinque mesi di terapia – attestarsi attorno al 75%”.