Microchip nel cane: tutto quello che c’è da sapere. Il microchip nel cane è un mezzo sicuro e indolore che consente di identificare e ritrovare l’animale in caso di smarrimento. Questo minuscolo dispositivo è una sorta di piccola carta d’identità del cane e del suo proprietario, i cui dati vengono registrati nel circuito. Ad occuparsene sono i professionisti del settore veterinario, dall’inserimento del microchip nel cane alla sua lettura e ai successivi interventi previsti per cani liberi sul territorio.
Per i nuovi proprietari la procedura di inserimento del microchip nel cane può far sorgere non poche domande. Quando va inserito il microchip nel cane? Quanto costa il microchip? Cosa fare in caso di cambio di residenza o di proprietario? Cosa succede se il cane non viene dotato di microchip? Vediamo punto per punto così da fugare ogni dubbio perché inserire il microchip nel cane, come anche nel gatto e in altri piccoli animali da compagnia, non è solo indice di responsabilità bensì anche un obbligo di legge. La normativa, infatti, elenca il microchip tra le misure per arginare il fenomeno dell’abbandono.
Microchip nel cane: che cos’è
Il microchip è un dispositivo elettronico dalle dimensioni minuscole inglobato in una capsula di vetro. Misura all’incirca una decina di millimetri e viene impiantato sotto la cute del cane, sul lato sinistro del collo, mediante una siringa sterile. Il chip svolge la funzione di sistema identificativo nazionale di ogni singolo cane e contiene al suo interno un codice di 15 cifre. Il codice immesso nel chip viene registrato a sua volta, assieme ai dati anagrafici del proprietario, nella Banca dati dell’Amagrafe Animali d’Affezione. Il codice di ogni microchip può essere letto solo attraverso un apposito dispositivo, un lettore elettronico per l’appunto. Ne sono muniti gli operatori dei presidi veterinari delle Asl, veterinari liberi professionisti e sempre più comandi di polizia municipale in Italia.
Quando e come far inserire il microchip nel cane
Il microchip va inserito entro un preciso arco di tempo e cioè entro i 60 giorni di vita del cane. La legge non lascia spazio a interpretazioni e stabilisce che ciascun cane deve essere obbligatoriamente identificato tramite l’inserimento del microchip entro il compimento del secondo mese. La razza o la taglia del cane sono ininfluenti.
Il discorso riguarda, quindi, i cuccioli, ma cosa succede se si vuole adottare un cane abbandonato che ha più di due mesi e non è provvisto di microchip? In quel caso va sporta regolare denuncia di ritrovamento del cane per poi proporsi successivamente all’adozione dell’animale. Segue la regolare registrazione dell’esemplare e poi l’intestazione della proprietà del cane al nuovo adottante.
All’atto dell’inserimento del microchip, il proprietario del cane deve fornire carta d’identità e codice fiscale e comunicare un proprio recapito telefonico per poter esser contattato in caso di emergenza. “Contestualmente il proprietario o detentore del cane deve richiedere il rilascio del certificato di iscrizione in anagrafe” precisa il Ministero della Salute.
Microchip: quali costi?
L’applicazione del microchip ha tariffe variabili da regione a regione e, ovviamente, da ambulatorio veterinario ad ambulatorio veterinaria. Nelle ASL del Piemonte, ad esempio, l’applicazione del microchip ha un costo di 20 euro per i soggetti privati ed è gratuito per gli indigenti, nel Lazio 28 euro mentre si parte dai 5 euro in Emilia Romagna come nel Comune di Reggio Emilia.
Per promuovere campagne di sensibilizzazione di benessere animale e contrastare gli abbandoni, Comuni, ASL e associazioni protezionistiche organizzano su tutto il territorio nazionale giornate gratuite in cui cani e gatti padronali possono essere dotati di microchip.
Cosa fare in caso di cessione del cane o cambio di residenza?
Se le informazioni inserite nel microchip del cane cambiano. ogni variazione va comunicata all’ASL di riferimento quanto prima. Solitamente entro 15-30 giorni, ma le tempistiche sono differenti. Le modifiche possono riguardare l’indirizzo di residenza o, talvolta, anche il proprietario. Per aggiornare le informazioni è necessario prendere appuntamento alla propria ASL e portare con sé il certificato di iscrizione all’anagrafe canina del cane. Se il proprietario intende rinunciare alla custodia del cane allora dovrà sottoscrivere un documento di cessione di proprietà. Questa scelta, per quanto spinta da cause di forza maggiore, ha un forte impatto sul benessere psicofisico dell’animale.
Cane senza microchip: quali conseguenze?
Come abbiamo visto, per legge, ogni cane di qualunque razza o taglia deve essere registrato all’anagrafe canina e provvisto di microchip. Eventuali violazioni sono punite con sanzioni amministrative. “Chiunque ometta di iscrivere il proprio cane all’anagrafe canina entro i termini previsti dal regolamento di attuazione della presente legge è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 40,00 a euro 240,00; da euro 25,00 a euro 150,00 per chiunque, avendo iscritto il cane all’anagrafe, ometta di provvedere alla sua identificazione mediante tatuaggio o applicazione di microchip” riporta la Gazzetta ufficiale.
Sempre più storie a lieto fine grazie al microchip
Far applicare il microchip è un gesto d’amore verso il nostro amico a quattro zampe. È proprio grazie al microchip che, mese dopo mese, decine di famiglie hanno ritrovato i loro cani. Di recente, un uomo si è ricongiunto al suo cane dopo 8 interminabili anni di lontananza e tutto per merito del microchip. Sono vicende che si verificano, purtroppo, di frequente perché può accadere a chiunque. Basta una disattenzione, un evento imprevedibile o una sfortunata serie di circostanze perché il cane si liberi dal guinzaglio e si dilegui. Anche le medagliette possono sganciarsi e con loro l’identità del cane svanire. Per questo motivo, assieme a innovativi dispositivi per localizzare l’animale, il microchip resta uno strumento sicuro per la sicurezza del proprio pet.